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Foto del escritorMaria Paola Recchia

Una proposta da vivere insieme

Actualizado: 22 mar 2020

Questa volta il discorso di fine anno del presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, è stato caratterizzato dall’invito rivolto a tutti noi cittadini a

“guardare l’Italia dal di fuori, allargando lo sguardo oltre il consueto”.

Una vera novità che mi ha colpito: mi sono sentita invitata a guardare la mia nazione dall’alto, come stando su una nuvoletta, e così superare i limiti spaziali e, con uno sguardo inclusivo, abbracciare il popolo come una comunità che, in quanto vista dall’alto, non fa emergere le faziosità di natura politica o sociale, le sterili contrapposizioni, le cattiverie seminate dai social, ma abbracciare la vera realtà italiana, caratterizzata dalla solidarietà, dalle varie competenze, dalle notevoli capacità, dalle opere dei grandi suoi artisti, dai paesaggi, dai monumenti unici che riescono a colorarla con un timbro che la fa riconoscere a livello mondiale.


Perché vi racconto questo? All’interno del suo discorso il presidente Mattarella ci ha consegnato un altro elemento preziosissimo: ci ha fatto conoscere di aver ricevuto, da un’associazione di persone disabili, una sedia, su cui era scritto: “Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi”.


Ho colto il tutto come uno sprone a guardare il nostro pianeta coperto da una coltre patchwork, dove ogni nazione disegna la sua realtà, componendo insieme alle altre un disegno policromo, variegato, pieno di sorprese che fanno stupire, perché fanno dono del sé, dono delle proprie particolarità.


E allora, scrivendo su Humanum, offriamo il nostro essere: in tal modo ciascuno può sentire di far parte di un “noi”, che non appiattisce, ma personalizza, in quanto conserva la soggettività della singola persona, e perciò delle varie culture, per realizzare quello che papa Francesco definisce “un noi poliedrico e non sferico”.


E così potremo vivere il dialogo e l’accoglienza, costruendo una rete di relazioni, che ci farà percepire come una comunità positiva, forte, pulsante, che, nel dono di sé, supera l’omologazione e permette di continuare a crescere e a sentirsi viva e in comunione.

Il dialogo è sempre un incontro personale, non tanto e non solo di pensieri, parole, ma del dono del proprio essere, Diceva Franz Rosenzweig (filosofo tedesco 1886-1929):

“Nell’autentico dialogo qualcosa accade sul serio” cioè non si esce indenni da un vero dialogo, qualcosa cambia in noi.

Inoltre, richiedendo il dialogo l’ascolto, è connaturale che vi sia il silenzio, da mettere in atto davanti all’altro, al suo pensare, al suo parlare.

Ha affermato papa Benedetto XVI “un ecosistema che sappia equilibrare silenzio, parole, immagini e suoni, è più che mai necessario”.

Vogliamo provarci?

“varie competenze, dalle notevoli capacità, dalle opere dei grandi suoi artisti, dai paesaggi, dai monumenti unici che riescono a colorarla con un timbro che la fa riconoscere a livello mondiale”


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